Dasvideniel: ildeniel e i russi di Guildford

mercoledì, novembre 30, 2005

Dell'iniettività e suriettività

La mia prima lezione dall'altra parte. Alla lavagna, in Inglese, con Sasha che mi prendeva i tempi e, una volta, mi ha pure corretto l'algebra (meno male), di fronte agli studenti. A spiegare iniettività e suriettività delle funzioni. Le definizioni che si trovano sui libri, d'altro canto, sono perfette, ma della loro efficacia ci si rende conto solo dopo la seconda o terza lettura. Non so cosa abbiano pensato, quei poverini. Per quanto cercassi di guardare tutti, in realtà fissavo solo alcuni, mi sono reso conto. Ma molti sembravano attenti. Mi sono interrotto più volte per chiedere se avessero capito. Loro mi hanno interrotto più volte. Ora Sasha sta continuando. Quando riceverò i suoi commenti vi farò sapere. Sono sicuro che appena entrerà nella porta dell'ufficio scoppieremo a ridere solo gurdandoci in faccia.

Dalla mia stanza



La foto è scattata dalla mia camera alle otto di mattina di qualche giorno fa. In uno dei pochi giorni di sole che questo inverno ci ha regalato finora. Anche se non ci possiamo lamentare. Per il weekend in cui c'era qui Francesca abbiamo avuto tre giorni di fila di sole.

martedì, novembre 29, 2005

Coincidenze

I'm on my way
Out on my own again
I'm on my way
Out on the road again


Questo è quello che cantano gli Iron Maiden in Wildest Dreams, canzone che io e Misha ci spariamo in continuazione. O meglio, lui la spara dal piano di sopra, ed io ne usufruisco dal piano di sotto o dal bagno prospiciente la sua stanza. E oggi ha alcuni significati particolari. Primo fra tutti, Misha è quasi alla fine del restauro della sua automobile dopo l'incidente. Praticamente senza alcuno strumento adatto, il nostro si è messo a lavorare tutti i pomeriggi per due settimane, è andato dallo sfasciacarrozze, ha sostituito completamente le sospensioni posteriori, i dischi, i bracci. Tutto da solo. Non sa stare senza lavorare manualmente, è la sua natura. La macchina non può camminare ancora, ma potete scommettere che lo farà presto. Io la maggior parte delle volte gli faccio visita qui fuori casa nostra, dove lavora a ridosso dello zero Celsius. Sono contento per lui. Oggi pomeriggio gli faccio "Andiamo a farci una corsa?" e lui accetta. Ovviamente lui non sa del precedente post e di Sabato pomeriggio, di quello che ho pensato. Lo faccio guidare, perché, reclama, ha meno fiato e deve essere lui a fare il passo. Lui mi porta nella stessa foresta. Solo che ora è notte fonda, non si vede un accidente. Lo seguo a qualche metro, mi indica gli ostacoli. Stavolta si mescola alla paura di inciampare in qualche cosa, il pensiero di quello che ci siamo detti negli ultimi giorni (mi sta anche coinvolgendo in un suo articolo sull'intelligenza artificiale, e ci stiamo scambiando un monte di informazioni, non è escluso che pubblicheremo qualcosa in comune, sarebbe bello). Ed in silenzio, questa volta solo per una ventina di minuti, continuiamo la nostra corsa fino a casa. Ci fermiamo a recuperare. Mentre, di spalle, come al solito, facciamo stretching, mi dice "You know, Deniel, I feel great now. The silence of the forest, the darkness, the wood around me... I feel like they are speaking to me and I am speaking to them. I feel great". Misha non può vedere il mio largo sorriso. Né mai saprà quanto sovrapposti sono stati i nostri pensieri. Mi volto e gli rifilo una pacca sulla spalla. Questa volta sembra accettare anche il mio "Thank you, comrade!".

domenica, novembre 27, 2005

Le zuppe di Fred

Vattelo ad immaginare che il francese ti cucina delle zuppe così! Non so, forse ieri ero particolarmente ben disposto. Non avevo dormito tutta la notte. La sera ci sarebbe stata la festa di Tomoko (di cui vi parlerò e vi posterò presto alcune foto, comunque una serata fantastica). Dopo aver passato la mattinata a tossire per le vie di Guildford, in preda ad un mal di gola fastidioso ed al mal di testa indotto, ho fatto una specie di mattata. Anzi, una grossa mattata. È uscito il sole, e la temperatura era intorno allo zero. Per tutta la mattina ho avuto in testa una sensazione strana, che non riuscivo a capire cosa fosse, ma sapevo che l'avevo già vissuta in una canzone (quale canzone, mi era sconosciuto). Sono tornato a casa, mi sono imbacuccato con quattro strati di maglie, tute, k-way, cappello guanti, e senza sapere perché lo facessi ho iniziato a correre. Ed a sudare come un disperato. Solo il naso mi usciva dal cappello. Ho corso per un'ora, e stavo bene, e più di altre volte mi godevo la corsa, il paesaggio che scorreva, i passi uno dietro l'altro nel bosco dietro casa mia e per le vie poco trafficate nella campagna fuori Guildford. Libero, felice, e solo. Per la prima volta da quando sono qui ho sentito di appartenere un poco a questo posto. Ho provato sensazioni simili nel bosco di Nemi, qualche volta. Nel silenzio e nel raccoglimento, si sviluppano strani rapporti tra uomo e ambiente (non sto parlando di cose di carattere naturalistico, ovviamente). Un reciproco senso di appartenenza, appunto. Ma a che canzone stavo pensando tutta la mattina? Quando sono arrivato a casa c'era Fred e la sua zuppa. L'ho assaggiata con diffidenza. Mamma mia che buona. Innanzitutto bollente. Semplicissima, con patate (a dargli quella consistenza appena farinosa, spettacolare), cipolle, carote, sedano. Tutto qui, ma in proporzioni adeguate, con l'olio d'oliva buono che mi mandano da casa, e tutto frullato con il minipimer (che grande idea, nonna, regalarmelo!). Siccome erano due giorni che non mettevo in bocca niente se non teina e caffeina (una leggera inappetenza dovuta alla stanchezza, tranquilli, oggi ho una fame da lupi), la zuppa mi ha dissetato, sfamato, riscaldato. Subito dopo, ho pensato, non potevo altro che farmi un bagno bollente. Di quelli che il vapore invade la stanza da bagno e finisci per fare una sauna di due ore. E tanto ci ho messo, a farmi il bagno. Due ore. I muscoli rilassati, i pori aperti, un bilancio della mia vita passata, ed ancora a cercare questa benedetta canzone. Questa timida felicità, questa necessità di libertà, chi me l'ha cantata? Forse Electricity di Elisa. No, troppo recente. Mi sorprende questa mia improvvisa vena per le canzoni cosiddette "facili". E finalmente penso a Dagli il via. E capisco perché ho voluto correre. Capisco tutto.

giovedì, novembre 24, 2005

Equazione del calore




Oggi, per la prima volta ho scritto un programma in C, che sarà il linguaggio con cui simulerò equazioni differenziali alle derivate parziali per i prossimi due anni. Per iniziare, stamattina, ho pensato subito all'equazione del calore in una barretta monodimensionale. La variabile t indica il tempo, mentre la x è la posizione sulla barretta... la superficie descrive la temperatura al variare del tempo e dello spazio. Se si taglia una fetta a t costante si ha l'idea di come varia la temperatura lungo la barra... visto che il calore dissipa?
Nella figura di sopra sono rappresentate le curve della temperatura nella barretta a diversi istanti. La barretta si estende per x tra 0 ed 1. All'istante t=0 la temperatura è abbastanza "svergolata" (guardate la figura e cercate t=0). Col passare del tempo, però, la temperatura si appiattisce sempre di più. Se mandassi avanti la simulazione ancora nel tempo, vedreste alla fine la temperatura essere costante e nulla su tutta la barretta. Ovviamente, nulla, non significa zero assoluto... Le curve della prima figura sono appunto delle fette della superficie della seconda figura a t costante. Spero di essere stato più chiaro.
Se, per inciso, guardate bene le due figure (cliccateci sopra per espanderle), noterete che in alto a destra c'è, sul mio desktop, la temperatura esterna (la temperatura di Guildford, la barretta non c'entra nulla). Ieri sera erano otto gradi centigradi e pioveva. Stamattina, invece, siamo ad 1 grado sopra lo zero. Quando sono entrato in ufficio erano -2.

mercoledì, novembre 23, 2005

Lasciarsi scivolare

Come Paolo ha ripetuto più volte quando era qui, fa un freddo becco. Ma in più ci si è messa anche l'umidità. Sulle strade c'è sempre un velo di brina ghiacciata da non sottovalutare, specialmente se, come me, si indossano scarpe con suola rigorosamente di gomma e ci si ritrova a pattinare sui tombini e sui marciapiedi. Oggi, dopo un secolo che non succedeva, siamo andati all'Università tutti assieme, io, Misha, Sasha, Fred. Immersi nella nebbia fittissima ci sfottevamo sulle rispettive nazionali di calcio. A Luglio, gli ho fatto notare, bisognerà pure vedere qualche partita insieme. A Luglio, mi hanno risposto, a casa ci starai solo te, così ti puoi vedere tutte le partite che ti pare. La strada è passata veloce. Mi rendo conto che, per quanto cerchi di considerare queste persone e sentirle solo come compagne di vaggio temporanee, localizzate qui e ora, ci stiamo scambiando molto di più. Ogni mia resistenza a legarmi con loro più a fondo è vinta. So che è un bene. Mi fanno stare bene e sarà meglio lasciarsi scivolare.

martedì, novembre 22, 2005

Hai ragione papà



Credo che Elio impazzirebbe, soprattutto per quella in cui io e Misha siamo due minatori al rientro dal turno. Che ci facciano poi due minatori con uno stendipanni in mano è tutto da capire.

Attention! Creative at work

Questo è quello che Francesca ha voluto fosse scritto sulla porta di camera mia per tutta la durata del soggiorno. Che ne dite delle foto qua sotto? Più creative di così! A parte l'ira di Dio che mi ha fatto spendere in vestiti, Francesca mi ha sorpreso ancora una volta. Tutte le volte che ci vediamo so che mi devo aspettare qualcosa di speciale e di diverso da lei, ma, immancabilmente, non c'è verso che io riesca ad anticiparla, a capirla, a prevederla. Tutte le volte, dispettosamente, il suo estro si fa beffe di una mia certa razionalità, della mia ansia di codificarla in qualche modo. Senza sforzarsi più di tanto, atterra la mia attitudine al rigore, con la stessa facilità con cui un monello si nasconderebbe fra le pieghe dei vestiti, per spuntare all'improvviso, fare una smorfia, scarabocchiarmi qualcosa sul naso, e scappare lasciandomi di sasso. Per questo ho deciso di tacere riguardo alcuni episodi di questo weekend che la metterebbero in ridicolo (problemi con la guida a destra in Inghilterra, per intenderci) e lasciar parlare solo le sue immagini. Torna presto, per favore.

















lunedì, novembre 21, 2005

Penguins

Questa mattina cinque gradi sotto lo zero. Questo freddo mi ricorda Winterthur, ma in compenso in questi giorni c'è il sole, e la camminata è piacevole. Indosso pure sciarpa e cappello, ho le labbra screpolate. Appena posso vi posto qualcosa sul weekend che Francesca ha passato qua. Sto aspettando la sua autorizzazione a pubblicare delle foto... questi artisti, come sono difficili. Ma qualcosa ve la posso già dire in anticipo. Venerdì, quando la sono andata a prendere alla stazione di Guildford, aveva con sé il famoso fagottello. Quello di cui parlavo qui. Evocava il dono dei Magi, la torcia olimpica che dà il via alle gare. Vi ringrazio tutti. Chi l'ha pensato, chi l'ha cucinato, chi l'ha accuratamente incartato, chi l'ha trasportato. Tutti. Di Venerdì sera, quindi, abbiamo cenato con Misha, Sasha e Francesca a base di carciofi, summo cum gaudio. E chi se li ricordava più? Spinto da ciò, oggi comincio a cercare il volo per il ritorno natalizio.

sabato, novembre 19, 2005

Riflessione mattutina

Mentre Francesca si prepara per uscire penso a come mi sento in realtà. Certe volte, nella vita, ci si deve sentire proprio come i carnefici di Hiroshima. Quelli che la bomba l'hanno sganciata e in qualche minuto erano lontano abbastanza per osservare il fungo atomico nel suo simmetrico distruttivo squallore.

mercoledì, novembre 16, 2005

Weekend lungo e sfortunato

Ciao a tutti, finalmente oggi ho consegnato la brutta copia dell'articolo al mio supervisore e da domani inizierò ad occuparmi del nuovo argomento. Finalmente ho un attimo di respiro per raccontarvi del weekend scorso (Paolo era qui, ricordate?). Iniziamo dai preparativi come potete vedere nella foto, ho avuto qualche problemino con l'aspirapolvere...



Venerdì, dopo essere stati al ristorante sardo Al vicolo a Guildford, siamo tornati a casa con Paolo e abbiamo iniziato la prima parte della nostra lunga chiacchierata. Che strano presentargli tutti e sapere allo stesso tempo che lui conosceva molte delle loro vicende private. Verso la mezzanotte il primo segno della sfiga: Misha torna a casa e mi dice che in un incidente la sua macchina si è distrutta. Pare che all'origine ci sia stato un problema di carattere meccanico, pare che l'impianto frenante non abbia funzionato. Misha è conprensibilmente a terra. E così addio passaggi a tutti quanti. Meno male che nessuno si è fatto niente. Venerdì abbiamo fatto tardissimo, quindi. Tra l'altro verso le due e mezzo di notte, con Paolo da poco addormentato, me ne sono uscito con uno dei miei soliti strilli notturni con balzo sul letto (si vede che la storia di Misha mi aveva preoccupato a sufficienza). Paolo si è preso un coccolone. Il Sabato, distrutti, siamo andati a Londra, a visitare il National History Museum (nda all'inizio avevo scritto Historical perché mi suonava meglio, poi Paolo mi ha spifferato che si scrive History e l'ho corretto). Non prima però di essere passati da Marks & Spencer per i "triangolini" adorati da Paolo, che, devo dire, sono molto meglio dei panini che mangio di solito. Eccolo davanti al museo che trangugia il triangolino (quello con il pane alle cipolle, credo).



Dopo aver passato l'ultima mezz'ora di visita al museo in coda chilometrica per vedere il modellino del Tirannosaurus Rex (era Sabato, e c'erano un sacco di famigliole) siamo stati a Regent Street, all'Apple Store e poi da Hamleys (un negozio di giocattoli di cinque piani). Londra è ormai in piena atmosfera pseudo-natalizia.



La sera abbiamo cenato ancora a Guildford, da T.G.I. Fridays, dove ci siamo ingozzati a furia di onion rings fritti in olio di semi riciclato. La bella chiacchierata sulle nostre vite, su come sono cambiati i nostri rapporti con le persone con la lontananza, ha occupato il resto della serata.



E così il weekend è passato in fretta. Domenica mattina abbiamo sostanzialmente poltrito in camera mia (fuori faceva un freddo polare). Ad un certo punto la nostra volpe domestica ci ha fatto visita in giardino. Eh, già, non è la prima volta che vedo una volpe nei dintorni, né che entra in giardino. Paolo, di riflesso, vorrebbe scattare una foto con la sua macchina fotografica... di lì a poco si sarebbe accorto che, in realtà, l'ha smarrita. Inizia la girandola delle ipotesi, l'ho persa qua, ce l'avevo là. Poverino. Tuttora speriamo di ritrovarla. La visita di Paolo si chiude quindi con una passeggiata in compagnia di Misha sul fiume, una stretta di mano significativa prima di prendere il treno, tante domande che rimangono senza risposta, come lui stesso aveva previsto prima di venire, e con un po' di rammarico per la macchina fotografica e le foto perse. Alla prossima e grazie Paolo.

venerdì, novembre 11, 2005

Gangster Night



Questa è una delle foto scattate alla Gangster Night di ieri sera. Due volte all'anno, per tradizione, la comunità russa organizza una festa nella discoteca dell'Università. E si veste a tema. Nella foto c'è uno solo che non si è vestito da gangster. Dopo la festa, sempre secondo tradizione, ho accompagnato a casa tutti con la macchina di Misha. Ormai la gente, pure se ubriaca, pure se si trascina per terra perché non ce la fa a reggersi in piedi, chiede i passaggi direttamente a me, invece che a lui... visto che di sobrio ci sono rimasto solo io. Misha ci mette la benzina, io mi impegno a non bere niente, e stiamo tutti più tranquilli che i nostri amici tornino a casa tutti d'un pezzo. E per ciascuno che torna a casa, quando l'alcool ha rimosso ogni freno inibitorio, c'è la sua storia da sentire. In fondo mi piace da matti ascoltare le trame amorose, le ansie e le speranze di ognuno. Dopo aver fatto la spola per tre volte tra l'Università e le varie case, sono ritornato a prendere, per l'ultimo carico, Misha lo Zar. E tutti soli, alle tre di notte, ci siamo avviati, con molta calma, verso casa. Misha è depresso, in questo periodo. Abbiamo parlato fino alle quattro di questa comunità, del suo ruolo di presidente, di donne (ahimé). Quando alla fine mi ha spiattellato il suo "Thank you", io, senza un briciolo di pietà, dal piano di sotto, gli ho strillato che volevo sentire solo "Well done!".

giovedì, novembre 10, 2005

Cento di questi post(s)

Oggi questo blog festeggia il suo centesimo post. Vi ringrazio tutti perché all'inizio non credevo che Dasvideniel avrebbe avuto visitatori affezionati e partecipi come voi. Un ringraziamento particolare va a tutti quelli che leggono periodicamente il diario senza lasciare un messaggio. So che ce n'è più d'uno. Ovviamente a me va benissimo così, ma credo non ci sia bisogno di dirvi che un commentino, anche ino ino ino, sarebbe graditissimo. Per il futuro prossimo ho in mente di fare un mini-sondaggio-censimento per capire chi siamo e che cosa vogliamo da Dasvideniel. Datemi un attimo di tempo...
Avrete notato che questa settimana è stata povera di commenti da parte mia e ho avuto i miei buoni motivi lavorativi. Così recupero con un post lunghetto. Ci sono delle novità in cantiere: prima di tutto vi annuncio che i prossimi tre weekends avrà luogo una staffetta di solidarietà in aiuto dell'esule deniel: dopo Paolo, che sarà qui domani, verranno Francesca il venerdì successivo ed Arianna quello ancora seguente. Che bello: lavorare duro la settimana in attesa dei vostri arrivi per il week end. Se volete prendere parte a questa staffetta siete i benvenuti. Anzi, fatelo, per piacere.
Come vi ho detto la settimana è stata pizante dal punto di vista lavorativo. L'articolo che sto scrivendo è quasi pronto, e forse a metà della prossima settimana potrò iniziare la trafila burocratica per la pubblicazione. Ma è stata una settimana proficua dal punto di vista di "altre matematiche". Sono stato coinvolto infatti nella correzione delle esercitazioni di alcuni studenti (cosa che faccio sempre con molto piacere e che mi ripaga ben più della fatica spesa). Che ci siano studenti entusiasti di capire e di parlare, di confrontarsi, serve molto. La genuina passione di alcuni di loro aiuta a sentirsi meno soli (nella stessa passione) e conferisce a questa esperienza inglese un po' di significato. Lasciarsi circondare da loro e dalle loro domande, niente affatto banali, sta diventando una necessità ed insieme un modo per guardarsi indietro (i docenti ai quali devo tutto hanno la caratteristica comune della disponibilità e della voglia di rimettersi in gioco in ogni momento). Con Sasha abbiamo proposto inoltre al dipartimento di organizzare noi una serie di seminari, nei quali parleremo dei nostri risultati dopo il primo anno di lavoro. Sarà un progetto di lunga durata, che ci vedrà coinvolti come speakers in primo luogo e poi come organizzatori per i seminari di altri PhD. Il dipartimento è entusiasta. Oltre a questo, sempre insieme con Sasha abbiamo risolto un quesito poiuttosto complicato lasciato dal capo della Facoltà di Scienze della nostra Università nell'ambito dell'iniziativa Corridor mathematics (la nostra è quella del primo Novembre, e non lasciatevi ingannare dall'apparente sinteticità e semplicità di quello che vedete). In stile molto inglese, infatti, il nostro dipartimento è tappezzato di lavagne anche nei corridoi e nelle stanze comuni (cucina). Così ogni tanto qualcuno si diverte a lasciare un problema da risolvere. Questa volta l'autore della domanda è una alta carica. Io e Sasha abbiamo letto la domanda (sfere e calcolo delle probabilità, una nostra vecchia, mai dimenticata passione) e praticamente non abbiamo saputo smettere di pensarci per due notti. Il fatto è che dando un'occhiata ad ogni singola altra lavagna del dipartimento, si poteva capire che l'intero staff (professori, ricercatori, dottorandi) stava passando notti bianche sulla stessa domanda (veramente interessante, devo dire). Quando con Sasha abbiamo scritto la soluzione, in due ore tutto il dipartimento stava correggendola e verificando i risultati. Se pensate che vi abbia scritto tutto questo per vanità e superbia, spero che vi ricrederete se vi dico che la soddisfazione più grande di tutte per noi (ed il motivo per cui ve ne parlo) è che la nostra soluzione era SBAGLIATA. Proprio così: abbiamo affrontato il problema in modo giusto, messo in luce il corretto procedimento logico e formale per arrivare al risultato e portato avanti i calcoli correttamente, ma al penultimo passaggio abbiamo usato un teorema che forse non era applicabile in quel contesto. La correzione ci arriva da Henk, un docente esperto in teoria ergodica (chi sa cos'è, sa che livello di astrazione bisogna raggiungere per parlare di matematica con uno che si occupa di ergodicità). Lui dice di aver ottenuto un risultato leggermente diverso seguendo una strada completamente diversa. Stiamo un'ora intera a parlare con lui, che non aveva capito il nostro procedimento. Nel farlo, noi stessi ci rendiamo conto del nostro errore, lo correggiamo insieme con lui, confrontiamo di nuovo i nostri risultati... sono ancora diversi. Passiamo una mezz'ora a visionare questa volta la sua versione della soluzione, insieme troviamo un errore anche lì. Lo corregge ed i risultati, finalmente, sono congruenti. Ecco, questa ora e mezzo di discussione è quello che mi ha spinto a scriverne. Il gusto di avere sbagliato, il gusto di avere costruito un pezzetto minuscolo (francamente insignificante) di conoscenza plasmandolo in coro, continuamente mettendosi in gioco ed imparando dai propri errori, intervenendo su quelli altrui con l'unico obiettivo di arrivare ad una conclusione coerente, omnicomprensiva, simmetrica, in una parola bella, è una soddisfazione d'altri tempi. Ha un qualcosa di nobile e forse non si riesce a spiegarlo a dovere. Ovviamente questo può anche prescindere dalla matematica in sè, visto che un approccio volto all'interazione e al dialogo è presupposto fondamentale per una discussione ben posta, in ogni contesto. Solo che con la matematica è più facile convincersi dei propri errori, perché questo gergo fatto di implicazioni e simboli coerenti, spoglio della dialettica che infesta a volte le discussioni su un tema generico, mette a nudo immediatamente e senza possibilità d'errore eventuali contraddizioni. E così si impara ad usarlo, ci si affeziona, ci si esercita in questo dialogo prima con se stessi e poi con gli altri, si ammettono più facilmente i propri limiti e le proprie pecche, o le proprie buone idee. Era quello che volevo dal dottorato. No, sicuramente non si può vivere solo di questo. Ma ci si può riempire bene, e proficuamente, il tempo che passa prima che ci incontreremo di nuovo in Italia, e parte del vuoto lasciato dalla vostra lontananza.

martedì, novembre 08, 2005

С днём роэждения (Tanti auguri)

Se Arianna ed io non ricordiamo male, oggi è il compleanno di Maria Cristina Galdiero. Abbiamo conosciuto questa tipa al terzo anno del liceo scientifico, solo che mentre per Arianna è stata una compagna di classe, io l'ho avuta in sorte anche come compagna di banco. Il che, credetemi, fa la differenza. Prendiamo, ad esempio, la merenda. Vostra madre ha preparato un succulento panino coi carciofi. Magari dalla sera prima, di modo che durante la notte (questa è la sapienza di nonno Alfredo) il pane si sia ammorbidito col succo dolciastro del cuore tenero e degli steli del principe romanesco, misto ad olio extra vergine di oliva (giusto un filo), mentuccia, pepe. Ebbene, durante la seconda ora, o anche alla prima, vi scoprite feticisti, tirate fuori il vostro panino, ve lo passate tra le mani, forse ardite rimuoverne appena l'incartamento, per godere del profumo, e pregustarlo in attesa che la campanella della terza ora suoni. Ecco tutta questa poesia con Cristina non era possibile. Più di una volta ho dovuto difendere il mio panino con le unghie e coi denti, peraltro con scarsi risultati, ed infine arrendermi alla sua potenza superiore. Maria Cristina, un migliaio di merende condivise, sta anche lei per passare dall'altra parte. Quella degli sposati. Tanti Auguri.

lunedì, novembre 07, 2005

Inizia il corso su LaTeX

Da oggi inizio la serie di tutorials su LaTeX. Per quattro Lunedì insegneremo ai nuovi PhD students a muovere i primi passi. Da parte mia cercherò soprattutto di far capire perché vale la pena digitare

\begin{equation}
\frac{\text{d} \cos x}{\text{d} x} = - \sin x
\label{eq: cos derivative}
\end{equation}


e poi compilare in LaTeX piuttosto che

d cos x / d x = -sin x

in Word. (No, non è che starò quattro Lunedì sull'esempio!!). Vi farò sapere la quantità di pomodori che riceverò in volto.

domenica, novembre 06, 2005

Déjà Vu

Due settimane fa Misha ha rapito la mia chitarra. Pare che voglia imparare. Ieri pomeriggio mi ha chiesto di insegnarli un po' a suonare. Io, non potendogli insegnare La canzone del sole, che tutti coloro che abbiano mai voluto avvicinarsi allo strumento sanno suonare, gli ho fatto scegliere una canzone facile di sua conoscenza. Ed è stato tutto il pomeriggio a strimpellare due soli accordi. Primo Déjà Vu. Verso le sei sono andato a giocare a calcio, poi un bagno fumante, durante il quale parlavo al telefono con Arianna, poi sono andato in città per passare a prendere Nastja all'uscita dal lavoro. Capita spesso perché per ben due volte Agnieszka è stata attaccata di sera, una volta Eldad e Pavel ci hanno preso pure una valanga di cazzotti, e quindi cerchiamo sempre di non farle tornare a casa sole. Mentre aspettavo Nastja mi sono infilato in un pub di Guildford, I tre piccioni, e con molto piacere ho scoperto che vendono wiskeys di prestigio. Così ho scelto un Lagavulin. Chi di voi l'abbia mai provato sa che non si possono dimenticare quel sapore (e quell'odore) di torba e fumo (The primary taste starts sweet [nougat] and finishes darkly smoky [coal smoke]), e così mi sono ricordato di quando Andrea Versè mi ha suggerito di provarlo, ad una delle sue serate. Secondo Déjà Vu. Ieri sera ho fatto abbastanza tardi. Perché quando sono tornato mi sono messo a svulazzare su Internet. Ero stanchissimo. Sono andato a letto ed ho provato a leggere Le ceneri di Angela, stamattina alle sei Misha è entrato nella mia stanza per spegnere la luce che era rimasta accesa tutta la notte e per togliermi il libro dalla faccia. Che strano vedermi con un libro che mi mangia il naso. Terzo Déjà Vu.

sabato, novembre 05, 2005

С днём роэждения (Tanti auguri)

Tanti auguri a Massimo Coletti, il nonno di Arianna. Massimo lavora artigianalmente l'oro ed è capace di incidere praticamente qualsiasi soggetto su una lastra d'oro di dimensioni piccole a piacere, senza trascurare particolari e dettagli che, a occhio nudo, si fa fatica a cogliere. Massimo è un artigiano di quelli che si fatica reperire al giorno d'oggi, per via della crescente industrializzazione del settore. Basta entrare nella sua bottega vicino Piazza Vittorio per rendersi conto che c'è una consistente parte di lui lì dentro. Forza Massimo.

giovedì, novembre 03, 2005

Ben arrivato 7P

Celebriamo oggi la venuta al mondo del progetto 7P: Primi Passi Per Preparare Pesto di Produzione Propria. Stasera ho comperato due piante di basilico, pinoli e mi sono buttato. Aggiunto un olio extravergine di ottima fattura (mio nonno lo compra direttamente dal frantoio, e si sente) e sale. Oggi ho usato il Minipimer per provare e vi assicuro che il risultato è niente male... pensate che potrebbe essere con un pestello autentico. Qui a casa questo primitivo pesto ha avuto più successo che la mozzarella di bufala, con gente che si leccava i piatti, le dita e poi chiedeva del pane per fare la scarpetta nella pentola della pasta. Qui però sono esagerati, o forse sono abituati al pesto di Tesco (l'ipermercato della zona). Domani avremo a cena Gwen e suo marito. Per primo faccio pasta e piselli, per secondo ci saranno affettati e patate (forse patate al latte, forse patate lesse che in qualche ristorante di qui ho visto guarnire proprio con del pesto). Il budget ridotto ci ha costretto a sorvolare sul vino. Speriamo che portino qualcosa loro...

Amore che vieni amore che vai

E Misha che viene lasciato da Elsa e Elsa che se ne cerca un'altro e Aliza l'amica di Elsa che cerca grossomodo chiunque e Viki che gioca a fare la seduttrice fatale e Tomoko che vuole lasciare il suo ragazzo Andrew ed intanto Olexandr ricambiato la circuisce e Soy che c'ha il Principe Azzurro che si scopre essere alquanto rude e Alan ha conosciuto Amanda e l'ha conquistata ma molto faticosamente e poi Pavel che è troppo timido per dire a Nastja che la ama alla follia e lei se ne è accorta ma ancora si sente attratta dal nostro Misha il quale però non vuole avere una storia troppo seria ma non è in grado di averne una poco seria. Tutti hanno bisogno di qualcuno. E tutti me ne rendono partecipe. Ed io mi sento il Dottor Stranamore, ma non quello del programma televisivo spazzatura degli anni 90, quanto piuttosto quello Kubrickiano, il nazista che butta bompa fine di monto. Nessuno di loro conosce l'Italiano abbastanza bene da godersi De André

Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai

[...] e tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai

martedì, novembre 01, 2005

Pakitt è tra noi

Con grande piacere vi annuncio che Paolo Vasta (in arte Pakitt) sarà a Guildford fra due weekends. Sarà un'occasione per rilassarsi, godere del tempo e del cibo inglese, e per parlare un po'. Siccome sono cinque anni che Paolo vive fuori dall'Italia, lo considero un veterano in materia. Abbiamo deciso, alla fine, di parlare una volta tanto di persona, invece che sempre tramite i nostri rispettivi weblogs (il suo si intitola Tisvernicio, vedere link a lato). Vi consiglio di leggere queste sue riflessioni sulla blogosfera, sul perché i blogs esistono, se vadano presi sul serio, se e quanto possano essere d'aiuto nei rapporti a distanza con parenti ed amici. Lo aspetto con ansia.

С днём роэждения (Tanti auguri)

Tanti auguri a Claudia Pierini, mamma di Giulia e Matilde, le gemellone di Acilia. Mi dispiace non poterti passare a salutare. Magari stasera ti faccio una telefonata. Nasdarovia.