Dasvideniel: ildeniel e i russi di Guildford

giovedì, febbraio 02, 2006

La politica non c'entra


È lo sfottò che conta.

mercoledì, febbraio 01, 2006

Prese di posizione (ma non troppo)

L'altra Domenica sono andato a vedere l'ultimo film di Spielberg, il chiacchieratissimo Munich. La mia opinione è che tutto questo chiacchiericcio se lo meriti proprio, nel senso che vale la pena andarlo a vedere, a prescindere da quello che se ne penserà all'uscita. La proposta è interessante, ed ha il pregio di non voler essere in alcun modo una ricostruzione storica. Di storico c'è l'attacco terroristico di Settembre Nero ai giochi olimpici, e la controffensiva israeliana, dapprima nei confronti della popolazione civile palestinese, bombardata seduta stante, e poi nei confronti dei vertici dell'organizzazione terroristica. Ma il film non vuole ricostruire niente, e i fatti storici toccano solo tangenzialmente lo sviluppo della storia ed il messaggio di Spielberg. Il messaggio appunto, vecchio ma sempre poco ascoltato, che la brutalità e la perdita della dignità personale, l'assassinio, accomunano tutte e due le parti della tragedia israelo-palestinese. E l'identificazione è brutale ed esplicita, e spiattellata ad ogni fotogramma (per chi si premuri di guardare il film con attenzione). Uno degli agenti segreti del Mossad fa saltare in aria un capo di Settembre Nero in un hotel chiamato "Olympia" e pochi istanti prima lo si vede affacciato ad un balcone in tutto e per tutto simile a quello tristemente noto del villaggio olimpico a Monaco. E quando gli agenti ammazzano una donna, sparandole, volontariamente la lasciano nuda, seduta su una sedia, il pube scoperto, in una scena che rimanda (a mio avviso esplicitamente) ai campi di sterminio ed alle orrende immagini che abbiamo visto più di una volta. Gli israeliani, quindi, uccidono coi modi e la ferocia dei loro stessi carnefici. Senza distinzione. Ma il bravo cantastorie americano (nonostante alcune sue cadute di stile tipo "Soldato Ryan" e "IA", conserva una capacità narrativa ed evocativa non indifferente) ci va coi piedi di piombo. Più volte durante il film salvaguarda il "pieno diritto di Israele alla reazione ed alla autodifesa", e questa cautela potrebbe essere dettata anche solo da ragioni di consenso e di mercato. Ed il fatto che si sia sbilanciato solo a metà costituisce semmai il limite più grosso della pellicola. Mi piacerebbe parlare oltre di altre cose del film, ma preferirei che lo andaste a vedere, altrimenti ve lo rovino tutto. Solo un paio di considerazioni ulteriori. Primo: è stupefacente che nessuno dei tre russi presenti in sala abbia mai visto i filmati storici dei campi di concentramento, quelli che a noi hanno giustamente propinato e continuano a propinare da anni. Forse è solo una coincidenza. Secondo: nel film la combriccola del Mossad fa il giro di mezza Europa e approda a Roma per il suo primo assassinio. Le scene sono state girate proprio in città e molti sforzi sono stati spesi per rendere l'atmosfera anni '70: macchine, vestiti e via discorrendo. Peccato che Spielberg sia incappato in un errore cicciotto. Mentre due sono seduti al bar, su un tavolino all'aperto, zoomma poderosamente sui due e cosa ti spunta dietro? Il classico secchio dell'immondizia di ghisa del comune di Roma. Quelli che hanno fatto tanto discutere un paio d'anni fa, quando sono stati sparsi per la capitale, quelli verdognoli scuri che sembrano dei bussolotti, e che il povero Spielberg, forse, non immaginava essere di così recente fattura.