Dasvideniel: ildeniel e i russi di Guildford

domenica, dicembre 18, 2005

Ritorno al brit jazz




Ieri sera, dopo lungo tempo, ho ascoltato un concerto jazz dal vivo. Il 606 è un jazz club londinese: ci si siede, si cena ed alle nove e trenta iniziano a suonare. Il menù, a dire il vero, è piuttosto ristretto. Per iniziare tagliatelle al sugo, non so come abbia fatto a fidarmi: scotte, il sugo insapore e acquoso, un disastro. Per fortuna poi la situazione è andata migliorando: filetto di salmone marinato con verdure, un Merlot decente, e dessert di cioccolato bianco e fondente con salsa (indovinate un po'??) di mirtilli. Sto diventando fan!! Alle nove il Matt Wates Sextet, a me sconosciuto prima di ieri sera, fa ingresso nella sala, piccola, luci soffuse, atmosfera intimissima. Uno dopo l'altro montano i propri strumenti; prima di iniziare, l'apprezzabile invito a spegnere i cellulari e a parlare molto piano durante la performance, se proprio si deve. Sax alto, tromba, sax tenore, piano, contrabbasso, batteria; molto diversi per età, tecnica, esperienza, stile, tocco. Suonano un be-bop brillante e carico, piuttosto caldo, nonostante si senta che siano tutti europei; tutte le loro composizioni originali (neanche uno standard, lodi lodi lodi) filano via fluidissime, sguscianti. Mi dovevo proprio riconciliare con questa musica, lo dovevo fare. Nel gruppo spicca il primo sax, Matt Wates, leader del sestetto e compositore dei brani, per la pulizia ed il controllo impeccabile, e soprattutto perché non si è mai perso un'improvvisazione altrui. Quando tocca agli altri, lui chiude gli occhi ed ascolta. Molto garbatamente. Il giovanissimo batterista, invece, anche se molto virtuoso, dà l'impressione di essere niente affatto dinamico, ma forse questa mia sensazione è dovuta anche al fatto che gli sedevo praticamente ad un metro di distanza, e copriva molto. Una piacevolissima serata, l'ennesima. Londra ci ha regalato un cielo bellissimo e, stamattina, un sole tiepido invernale. Questo post è stato scritto in realtà su carta, sul treno che da Gatwick mi sta riportando a Guildford, dove mi aspettano praticamente solo le mura di casa. Sasha, l'ultimo rimasto oltre me, parte questa notte. Tutti i miei coinquilini e la comunità russa sono partiti per le vacanze. Mi lasciano dopo dieci giorni densi di sensazioni ed emozioni forti. È per questo che, con la loro partenza (anziché con la mia, che arriverà solo Mercoledì) voglio salutarvi tutti ed augurarvi un buon Natale. Ci prendiamo una pausa fino al cinque di Gennaio, anche se non è escluso che mi trovi a scrivere qualcosa prima. Questo diario, dovrete ammetterlo, sarebbe molto più vuoto senza di loro, quindi, i prossimi giorni di silenzio sono tutti per loro. СЧАСЛИВОГО РОЖДЕСТВА.

sabato, dicembre 17, 2005

С днём роэждения (Tanti auguri)

Tanti auguri zio Olindo. Prima ti ho telefonato e stavi pitturando casa nuova. Ma quando troverai un po' di tempo per riposarti? Auguri zio, insomma oggi non lavori. Cioè, non percepisci paga, perché in realtà stai lavorando, pure nel giorno del tuo compleanno. Spero che questa casa nuova ti porti tanta tranquillità. Come hai visto, anche se a distanza di qualche anno, la vita ci ha coinvolto in vicende parallele, quasi sovrapponibili. Grazie perché a suo tempo sei venuto a parlare con me, a visitarmi a Nemi. I tuoi consigli non sono stati dimenticati. Auguri ancora.

venerdì, dicembre 16, 2005

Furio e Magda

Ieri ho ricevuto una mail alquanto terrificante da Alison, la mia quinta coinquilina, Inglese, che sa che sarò l'ultimo a lasciare la casa.

Things to check before you go home:
Doors: check back, and both front doors are locked and keys left in the
kitchen
Heaters: check that all heaters are turned off in bedrooms and in
downstairs shower room. If you don't want to turn off the one in the
hallway, make sure it is turned down low.
Hot water: Take out one set of pins and have the hot water come on for
an hour a day - say 5am to 6am (cheap electricity at this time!), just
so that the tank doesn't get too cold.
Fridge: throw away any perishable items that might go mouldy
Bins: Make sure that the rubbish is put outside on the Monday before you
leave! We don't want stinky rubbish in the house.
When you get back:
Heaters: turn mine on on the 6th January you choose the input and output
depending on the weather!
Hot water: You choose the times for this to suit when you want hot water
in the day/evening
Try to enjoy yourself even though you'll be alone...
Merry Christmas
Ali



Possibile risposta (non c'ho avuto il coraggio di farlo)

Dear Alison,
Would you accept my Christmas gift? I was thinking of a slice of my arse, nearby the bone.
Regards.
Daniele


Senza parole. Questa mattina ho trovato una copia della mail stampata e affissa sulla porta di fronte camera mia, in modo tale che io non la possa assolutamente perdere. Che differenza c'è con il mitico Furio di Bianco, Rosso e Verdone? Se seguite il link e cliccate su "Tutto quello che dovevi fare l'hai fatto" vi fate quattro risate, sempre che non conosciate la sceneggiatura a memoria. Ve ne riporto un assaggio

Senti tesoro, tutto quello che dovevi fare l'hai fatto? Il gas l'hai chiuso? La chiavetta l'hai portata in posizione orizzontale? Le persiane le hai sprangate? Perfetto. La sacca dei documenti l'hai presa? Codice fiscale, carta d' identità, partita IVA? Perfetto. Thermos latte? Thermos acqua e limone? Succhi di frutta, sandwich al burro, sandwich al prosciutto, sandwich allo stracchino? A proposito: il prosciutto dove l'hai preso?...

giovedì, dicembre 15, 2005

Segnali incontrovertibili (2)

E il mio pisolino mattutino sul water mi ha fatto dimenticare che dovevo fare un esame oggi. Così il prof mi ha aspettato per due ore stamattina. Che bella figura. Non c'è che dire.

Segnali incontrovertibili

Stamattina, come al solito, ho puntato la sveglia alle sette. Mi sono alzato e sono andato al gabinetto. Mezz'ora dopo ho aperto gli occhi. Stento ancora a crederci, ma mi sono addormentato seduto sul water. Che dite, lo prendo come un segnale che devo dormire di più?

mercoledì, dicembre 14, 2005

E quattro

Alla fine di una giornata interminabile, trovare la forza e il coraggio di ritornare ancora a Londra. Perdersi a Chinatown, vicino Leicester Square, passeggiare in rigoroso silenzio per la città illuminata, ribattezzare i ponti sul Tamigi, entrare in un wine bar vicino St.Paul, soffermarsi per un'ora su un grosso bicchiere di Pinot Nero della Borgogna, centellinarlo, prendere in considerazione di iniziare un corso per principianti sommelier, no, facciamo uno di tango, no facciamo che da domani ricomincio a lavorare a pieno ritmo che è meglio, vabbè, dopo Natale, no no no, dopo il diciotto dicembre, che avrò ancora tre giorni di solitudine a Guildford prima del ritorno, Ciao mamma, come stai? Io sto a Londra. Sì, pure oggi. Sì, faccio presto. Ti ricordi che torno il ventuno? Un bacio a tutti.

Voglio vederti danzare
come le zingare del deserto
con candelabri in testa
o come le balinesi nei giorni di festa.
Voglio vederti danzare
come i Dervisches Tourners
che girano sulle spine dorsali
o al suono di cavigliere del Katakali.


Caro Battiato sei sempre il migliore. Quando Domenica sera ballavamo come pazzi non ho avuto il tempo di ricordarmi di questo brano. Forse perché una parte di me cerca di rimuovere Battiato come autore. Nel silenzio assoluto tornare a Guildford in treno, fermandosi in quindici stazioni. E stamattina, fare colazione con tè, pomodori, uova sode, toast, cetrioli, spremuta d'arancia. Con smisurata lentezza. Chiedersi qual è l'obiettivo della propria vita, girarsi di fianco, guardare fuori dalla finestra, rispondersi che per oggi, apprezzare il verde di quel filo d'erba può essere abbastanza. Sorry, no pictures avaliable.

martedì, dicembre 13, 2005

Di una tripletta mozzafiato di eventi in coda, della danza, di Londra, della vita consapevolmente serena.

Non aspettatevi che sia un post breve. Non lo sarà perché questi giorni meritano di essere condivisi il più possibile. Sabato mi sono alzato prestino ed ho cominciato a cucinare per la cena che avrei avuto il giorno dopo. Ho infatti deciso di fare come regalo a tutta la comunità russa un gigantesco party con tonnellate di cibo italiano. Dovevamo essere in dieci dovevamo essere in quindici. Siamo finiti per essere ventisei. Ma andiamo con ordine. Vi risparmio la mattinata del Sabato con rottura delle fruste da pasticceria. Alle cinque e trenta io, Sasha, Misha, Alison ed il suo fidanzato Tim siamo andati a cena da Gwen e Steve. Di lei già sapete tutto, era in uno dei miei primi post a Luglio. Con il marito ci hanno invitato per la tradizionale cena di Natale. E qui bisogna sfatare un mito. Anche gli Inglesi possono cucinare, quando lo vogliono. Era un banchetto più che una tavola. Cavoletti di Bruxelles, patate al forno, carote lesse, pig in blanket (cioè salsiccie al forno avvolte da bacon) e soprattutto il tacchino con marmellata di mirtilli. Guardate che la marmellata coi mirtilli ed il tacchino stanno benissimo insieme, e mi sa che pure in Germania hanno qualcosa di simile






La serata è andata via piacevolmente, grazie a questi due giovanotti che ci hanno messo come sottofondo (Steve è patito per l'Hi-Fi) Led Zeppelin, Who, Hendrix. Seduti intorno al tavolo a scherzare, tutto il tempo, con i tipici copricapo inglesi per Natale. E poi a sorseggiare uno spumante (piuttosto modesto, in verità) sul divano. Molto molto carino. Siamo rientrati presto, quella sera. Il giorno dopo sarebbe stato interminabile. Sveglia alle otto e mezzo, e di nuovo a cucinare, ma con una contentezza dentro, con l'attesa che tutti i russi mi riempissero la casa. Alle dieci Misha mi ha raggiunto e ha cominciato a pulire tutta la casa. Prima del suo arrivo cucinavo e spazzavo sentendo il Rach 3 di Paolo (ma questo è un altro post), Bob McFerrin, Mike Stern, tutto molto smooth e rilassante. Poi è arrivato lui, con un sorriso gigantesco (non dimenticate che Misha può essere contento come un bambino a Natale quando si deve spaccare la schiena su qualcosa) e gli ho lasciato lo stereo. Ed è stata la rivoluzione: Rainbow, Page & Plant, Iron Maiden. Io volevo i Jethro Tull ma "non c'è spazio per il Progressive" mi è stato detto. E per due ore cantavamo a squarciagola, simulavamo chitarre coi manici di scopa, mentre rassettavamo casa (ed io buttavo un occhio sulla verdura e sulle lenticchie). Poi il pazzo mi fa "che ne dici di una corsa per mantere il fiato?", io accetto, e in cinque minuti siamo in mezzo al fango della nostra foresta. La nostra foresta. Quando, rendendomi conto che Misha è in piena crisi di fiato, io tento di accelerare, inizia una guerra a suon di schizzi marroni ed acqua di pozzanghera gelida. Dopo solo mezz'ora siamo a casa. Mi batte la mano sulla spalla "Thank you". Stavolta sono io che mi volto, e rido, senza farmi vedere. Deve aver pensato che invece lo mandassi a quel paese. Due ore dopo questo marasma (ore passate a stirare e cucinare, ancora) la festa è iniziata. Il menù constava della classica e collaudata polenta con le solite tre salse, una sugo di carne, l'altra broccoletti salsiccia e scorza d'arancia, una di funghi. Oltre a queste, e su suggerimento di mamma, c'era polpettone di tonno e maionese, e sformato di pane con panna e prosciutto, lenticchie, piselli, due tiramisù maxi. Tutto questo per ventisei persone. Ma, ripeto, non mi sono annoiato un minuto mentre preparavo. Quando tutto stava per cominciare tutti e ventisei si sono raccolti hanno versato del vino in tutti i bicchieri. Si sono messi in circolo, Sasha mi ha condotto nel mezzo, ha richiamato l'attenzione ed il silenzio e mi ha dedicato il primo brindisi della serata. Un calore immenso. E poi tutti che mangiavano (si lanciavano, udite udite, anche in estemporanei metapasti). Chiunque mi passava davanti si fermava a dire una parola, a farmi capire quanto fosse stato apprezzato il gesto, quanto il piacere di stare insieme.





Dopo la cena si sono aperte le danze, ed è stato uno scoppio di folklore russo. Tutti a ballare girando vorticosamente secondo la tradizione, o agitando le mani come si usa in Kazakhstan o in Azerbaijan. Sempre sobrio (non ho toccato un goccio d'alcool tutta la sera, non ne ho avuto il tempo) ma completamente immerso nella danza, rotenando senza sosta.





La mattina dopo, sveglia alle sette, di nuovo nella foresta per un'ora. Nel silenzio spettacolare, e poi a Londra con Tomoko, Fred, Nastya, Agnieszka, Elchin. Harrods, Leicester Square, Piccadilly Circus, Trafalgar Square, Regent Street, un ristorante polacco (Agnieszka è polacca e abbiamo mangiato decentemente le loro zuppe [ma lo sapete che mangiano la trippa? Buonissima nella zuppa bianca o in quella di rape rosse]), ed ancora Westminster, Waterloo, e di notte, lungo il Tamigi, verso la city.




Quando sono rientrato a casa, ieri notte, alle tre, ho capito che non sono più lo stesso.

sabato, dicembre 10, 2005

С днём роэждения (Tanti auguri)

Tanti auguri mamma. Credo di averti già detto tutto. Un bacio.

venerdì, dicembre 09, 2005

Che dire...


In una delle mie peggiori giornate di sempre, verso le tre e venti ho controllato la posta. Non quella elettronica, quella ordinaria. Ho una cassetta della posta personale, dove mi vengono mandate comunicazioni interne ed esterne. Ho scorto un incartamento. amazon.co.uk. Non sapevo cosa pensare. Il biglietto

A Daniele, se la musica ti segna, questo CD ti SOLCA.
Buon Natale.
Paolo


Apro, e trovo il Rach 3, nell'interpretazione di una pianista, Martha Argerich, molto cara a Paolo. Difficile immaginare un tempismo così preciso. Grazie infinite.

Il mastino dei Baskerville

Non credo che riuscirei a rispondere con precisione se qualcuno mi chiedesse di indicare il mio primo libro letto. Forse Un'estate davvero eccezionale di Sandra Frizzera, con la sua copertina blu e nera. Ma Il mastino dei Baskerville, di Conan Doyle è venuto molto, molto presto. A dodici anni Sherlock Holmes e Watson mi hanno tenuto sveglio per ore di sera. Ricordo benissimo il libro, con copertina rigida, gialla e verde, un'edizione per ragazzi, con illustrazioni. Credo di poter affermare con certezza che era stato un regalo di nonna. Di libri me ne avrebbe regalati molti altri. L'indimenticabile Il pendolo di Focault di Eco, che comperammo insieme quando avevo quindici anni alla Feltrinelli di Largo Argentina, una volta che ero andato al lavoro con lei. Ne Il mastino dei Baskerville Sherlock Holmes è alle prese con una serie di assassinii nella brughiera inglese, fittissima di nebbia. Ed ecco spiegato il flashback di ieri notte. Ho messo il naso fuori di casa alle undici di sera e non riuscivo a vedere la macchina di Fred, parcheggiata a sei metri di distanza. Con in cuffia Bill Frisell, ho iniziato a camminare, e lentissimamente ho raggiunto il fiume, in città. Ed ho camminato, credo, per due ore, seguendo solo il cortocircuito mentale in cui mi trovavo. Nella mente ancora La buona Novella di De André, per via dell'Immacolata Concezione. Ieri ve ne ho riportato il passo relativo all'annunciazione, appunto. Abbiamo veramente bisogno di dogmi in cui credere? Credo che il dogma dell'Immacolata sia stato introdotto recentemente (negli ultimi 150 o duecento anni?) ma la mia opinione è che questo, come la maggior parte dei casi in cui un Papa si è avvalso della sua presunta infallibilità per proclamare un dogma, sia un abuso. Non fanno che aumentare la distanza tra gli uomini e Dio, pretendendo di classificare che cosa Dio sia e che cosa Dio voglia. Siccome invece Dio è una cosa seria, ci si dovrebbe concentrare solo sul senso di spiritualità e di trascendenza. C'è qualcosa di estremamente spirituale in tutta La buona novella del cantautore genovese. E nemmeno l'ombra del dogmatismo che appesantisce la nostra tradizione. Mentre, ancora una volta in così pochi giorni, mi lasciavo andare, ma questa volta nella nebbia fitta, spostavo continuamente la mia attenzione, senza quiete. Mi muovevo tra qui e Roma, nei primi anni novanta, come vi dicevo prima. Il Portico d'Ottavia, il Ghetto, nonna che porta la posta al Campidoglio e compra le buste di caffè nel bar del posto. Un paio di jeans dell'Avirex e il piumino Moncler durati una vita, la prima tastiera. All'epoca facevo fatica a starle dietro, per come camminava. Ed ancora Nemi, la pasta fatta in casa, il formaggio fritto, le fette biscottate con la ricotta di Domenica mattina. Non ci siamo mai salutati definitivamente. Non ho fatto in tempo a tornare a casa da scuola. Che mi dici adesso? Consigliami. Fammi capire che cosa devo credere, in che cosa sperare. Non farmi rassegnare all'idea che siamo di passaggio, che le nostre azioni non significano nulla. Prendi per esempio te, non vedi che bella e pesante eredità che mi hai lasciato? La traccia di te mi trapassa ogni giorno, ci è rimasta impressa nella carne. Passami una mano sotto il braccio. Guidami a superare l'aridità ed il freddo del meccanicismo, del relativismo. E questo senso di incompletezza e di responsabilità che mi porterò dietro a vita. Domani tua figlia compie cinquantuno anni. Credo che da dieci abbia smesso di essere interamente serena. Non che non lo sia mai. Solo che anche quelle rare volte che tira il fiato e potrebbe stare serena, non le riesce mai del tutto interamente. Lo stesso senso di incompletezza. Ci manchi. Io vorrei che fosse tranquilla. Buonanotte.

giovedì, dicembre 08, 2005

Il sogno di Maria - F.De André

"Nel Grembo umido, scuro del tempio,
l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;
l'angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d'improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese - Conosci l'estate
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all'ulivo si abbraccia la vite.

Scendemmo là, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d'ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.

Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare
ma il braccio era nudo e non seppe volare:
poi vidi l'angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d'un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.

Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l'immagine, stinse il colore,
ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era

- Lo chiameranno figlio di Dio -
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel ventre."

E la parola ormai sfinita
si sciolse in pianto,
ma la paura dalle labbra
si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto
d'una quiete apparente
che si consuma nell'attesa
d'uno sguardo indulgente.

E tu, piano, posati le dita
all'orlo della sua fronte:
i vecchi quando accarezzano
hanno il timore di far troppo forte.

mercoledì, dicembre 07, 2005

Cena all'inglese

Andando a caso consideravo girando per strade vuote
che l’equilibrio si vede da sé si avverte immediatamente
Ribussa ai miei pensieri un desiderio di ieri
ed è l’eterna lotta tra sesso e castità


Ieri io e Sasha, insieme a due professori, siamo stati invitati a casa di Peter Hydon, il supervisore di Sasha. Una serata magnifica. Abbiamo cenato all'inglese, con stuffing, pudding, verdure lesse, pollo e marmellata di mirtilli. E poi siamo stati avviluppati dalla cordialità, l'eleganza, il bel pensare di questa coppia e di Peter in particolare. Conversando amabilmente di fronte a caffè e latte, seduti su poltrone comode, in una casa bella ma non lussuosa, si sono fatte presto le dieci. Si parlava di musica (Sibelius, Mahler, Debussy, i minimalisti), matematica solo di striscio, e soprattutto, di didattica. Peter è professore universitario, sua moglie è maestra d'asilo, quindi la maggior parte della discussione è stata sul rapporto docente-discente. Hanno tre figli che hanno tirato su, da quello che ho visto, dedicando loro attenzione e tempo. Peter e sua moglie, un'Inglese spoglio di qualsiasi inflessione dialettale, hanno parlato con noi, e, che bello a vedersi, parlavano tra di loro come se si stessero conoscendo appena, come se si stessero scoprendo, mentre ci raccontavano dei loro ricordi, delle vacanze. Si confrontavano, si seducevano con l'intelletto, garbatamente, come in una danza medievale, e la loro unione era forte e percepibile, mai del tutto esplicita.

My russian vocabulary (2)

Words for today!

CyrillicSoundTranslation
ШАПКА(Sciàpka)Hat
ШАРФ(Sciàrf)Scarf
КРАСАВИЦА МОЯ(Krasàviza mojà)My beautiful girl

martedì, dicembre 06, 2005

Si chiude il semestre


Oggi sono iniziati gli esami. I miei amici e gli studenti che ho seguito durante questo semestre stanno affrontando, o stanno per affrontare i loro primi esami. Questa mattina è stata interamente dedicata alla correzione dei loro compiti. Non conosco tutte le loro facce. Ma siccome è il quinto ciclo di compiti a casa e di verifiche che correggo, ed il gruppo è abbastanza ristretto, conosco pressoché a memoria la loro calligrafia. L'altra settimana, quando per la prima volta vedevo alcuni di loro in faccia, ho fatto alcune associazioni. Che strano conoscerli a memoria solo attraverso il loro modo di scrivere. Gli vorrei fare un sentito in bocca al lupo. C'è quello che fa gli errori di calcolo, quello che ha consegnato sempre fogli colorati, quello che ha i fogli che profumano d'incenso, quello che fa sempre tutto bene e poi si scorda il segno meno all'ultimo passaggio, quello che scrive solo il testo dell'esercizio senza svolgerlo, quello che usa sempre solo un foglio bianco e lo tessella di calcoli (mediamente le altre persone usano sei fogli per svolgere gli esercizi), quello che non sa fare le derivate, quello che copia sempre da quell'altro dei fogli colorati. Mentre correggevo (e alimentavo il mio feticismo da compito scritto) sentivo De André in concerto con la PFM e Battiato. Ma perché avevo solo qualche mese quando questa musica veniva prodotta (1979), invece che diciotto anni (mi riferisco a De André, perchè Battiato è nuovissimo)? Ecco di nuovo l'uso compulsivo di parentesi tonde. Mi sento come i personaggi de L'insostenibile leggerezza dell'essere di Kundera, che galleggiano con i loro eterni ritorni, le loro simmetrie. Oggi, piove.

Bisognerà per forza
attraversare alla fine
la porta dello spavento supremo

Il nulla emanava la pietra grigia
e attorno campi di zafferano
passavano donne bellissime
in sete altere

lunedì, dicembre 05, 2005

Molto creativi



Sapete che normalmente non pubblico tutte le foto, le barzellette e gli altri giochetti che mi arrivano via mail, ma questo era troppo divertente. Me l'ha mandata Matilde, una delle gemellone Paris. Molto simpatica.
Ieri sera cena con la Catholic Community del Surrey. Ma che squallore. Di questo gruppo io conosco solo Agnieszka e suo fratello. A fine serata conoscevo solo loro e una francese che mi ha attaccato un pippone megagalattico sulle sue crisi di coppia (autonomamente, perché io non mostravo alcuna forma di interesse per le sue vicende sentimentali). Mentre questi simpatici Papaboys si spazzolavano la pasta alle melanzane, la pasta al pesto ed il risotto coi funghi che stavo cucinando (per la verità sono andato avanti tutta la sera) accanto a me c'erano solo Agnieszka, suo fratello e Anne Charlotte, o meglio, la sua crisi affettiva con il suo ragazzo, che vive in Cile. E che ti posso fare, figlia mia? Deciditi. Mentre cucinavo, almeno con loro, si parlava molto di cattolicesimo e di esperienze mistiche. Dei restanti quindici (si avete letto bene, erano 15, affamati come lupi dopo la Messa delle cinque e trenta) non so nulla. Ho sentito solo i loro gemiti di approvazione. Good! Well cooked!. Si ma una parola vienimela a dire, no? Vieniti a presentare, almeno, che io non c'ho manco avuto il tempo di alzare la testa per venire a mangiare! Ma a parte questa leggera delusione (ripeto, non cercavo alcuna forma di riconoscenza, volevo solo conoscere qualcuno di questa comunità, che non frequento spesso) la serata è corsa veloce. Forse, siccome vado a Messa in città anziché con loro, e seguo un percorso abbastanza indipendente, e sono una punta anticlericale, mi guardano diffidentemente. Vabbè, pazienza, almeno sono stato un po' con Agnieszka e suo fratello, che era un po' che non vedevo. Alla fine del tour de force alle 9, sono andato a dire addio a Elsa, Regina, Aliza, Christiana, Christiana, il gruppo di ragazze che avevamo frequentato piuttosto intensamente all'epoca della relazione tra Misha ed Elsa, e che poi sono sparite nel nulla. Se ne partono fra qualche giorno e non ci rivedremo più. Forse l'ho fatto un po' per farle sentire in colpa. Insomma, per una settimana sembrava non potessero fare a meno di noi, poi ci incontravano e a malapena ci si salutava. Le solite cose: e dammi la mail che ti scrivo, e vienimi a trovare in Germania, ed in bocca al lupo per la vita. In dieci minuti ero fuori dalla loro casa. E in mezz'ora già dormivo. A proposito. Ho iniziato Chaos di Gleick.

sabato, dicembre 03, 2005

My russian vocabulary

Now it is time to revise my russian. I'll try to write down both the Cyrillic letters and their pronunciation. Any suggestion and correction is very welcome. If anybody of you wants to contribute, I am trying to learn one Russian word a day. So if you want to come up with any suggestion for today, tomorrow, or whenever, please write a comment following the permanent link. You will notice that some entries are incomplete, because I know just what they sound like, and I have tried to approximate both the pronunciation and the cyrillic letters. Have fun! Let the Russian lesson begin!




CyrillicSoundTranslation
даYes
хорошоKarasciòWell
приветPriviètHello
колбаса KolbàsaSausage
I
давaи DavàiGive me, come on, pour
VstavàiGet up (lazy you!)
PròstaOnly
Dasvidània See you
PakàBye
Slàdkih snòvSweet dreams
LiebòvLove
Ciòrni GlazàBlack eyes
подушкаPadùskaPillow
маргариткаMargarìtka Daisy
рамашкаRamàskaSimilar to daisy
PajàlustaPlease

venerdì, dicembre 02, 2005

Please, be brave.



E troppo ce ne è voluto di coraggio, per ascoltare di nuovo questi dischi. Mi è stato chiesto di essere coraggioso. Spero che, almeno il Koeln Concert, lo conosciate. Altrimenti, provvedete. Siate coraggiosi.

Beccato



Non per niente Paolo lavora alla Kodak. Ha preso la foto di questo post, l'ha barbatruccata, e mi ha scoperto. O meglio, ha messo in luce la mia macchina fotografica... così ora sapete che, mentre scattavo, ero al calduccio nella mia stanzetta, dietro il doppio vetro.

giovedì, dicembre 01, 2005

Aiuto!

In una memorabile scena di Paolombella Rossa, Nanni Moretti (Michele nel film) schiaffeggiava la giornalista che lo intervistava, colpevole di parlare in modo ridicolo. Precisamente
- No... io non lo so, però senz'altro lei ha un matrimonio alle spalle a pezzi...
- Ma che dice?!
- Scusi forse ho toccato un argomento...
- Non è l'argomento, è l'espressione!... "Matrimonio a pezzi"...
- Preferisce "rapporto in crisi"? Però è così kitsch!...
- [si tocca il cuore] Dove l'è andata a prendere quest'espressione, dove l'è andata a prendere?!...
- Io non sono alle prime armi...
- "Alle prime armi"?! Ma come parla?!
- Anche se il mio ambiente è molto cheap...
- Il suo ambiente è molto ... ?
- CHEAP!
- [sberla] Ma come parla?!
- Senta ma lei è fuori di testa!!
- [sberla] E due! Come parla?! Come parla?! Le parole sono importanti! Come parla?!

Ora: non vi verrebbe voglia di emularlo al sentire queste altre parole? Badate bene: gli schiaffi non sarebbero destinati certo al giornalista che ha scritto l'articolo.

Rudi Mathematici

Grazie al suggerimento di Paolo, ho conosciuto la rivista Rudi Mathematici. E sono stato immediatamente coinvolto dalla freschezza e la simpatia della redazione. Vi invito a leggere la rivista, anche se non siete dei patiti di matematica. Vi accorgerete infatti di quanto informali, divertenti ed ironici siano i tre redattori del mensile, che presenta giochi, indovinelli e, come gli stessi autori suggeriscono, farneticazioni matematiche. Al di fuori del divertimento che ho provato a leggere l'ultimo numero della rivista, una cosa va sottolineata: questi tre, a quanto pare, sono tre amici che lavorano, hanno famiglia, fanno una vita in qualche modo ordinaria. Però trovano il tempo per pensare e divertirsi mantenendo il giornale, la cui prima pubblicazione risale addirittura allo scorso millennio, come si legge sul sito dedicato. Bravi. Ci fate ben sperare. E vi meritate un link permanente. Per inciso, uno di loro si chiama (o si fa chiamare?) Piotr. Se proprio devo trovare un appunto da fare a questo giornale, è che credo sia redatto usando non LaTeX, ma quell'altro editor, quello che non voglio neppure nominare. Ma forse tutto questo è comprensibile, ed i contenuti sono, alla fine, quello che conta di più (dico questo sapendo che in realtà, per me, non è proprio così, lo affermo per convincermene). Continuate così!